Il gran finale dei Suoni delle Dolomiti con Elio, mercoledì 21 settembre e Max Gazzè venerdì 23

Entra nella sua ultima settimana la 27° edizione del Festival I Suoni delle Dolomiti con un vero e proprio crescendo di protagonisti.

È un palco che non smette mai di emozionare, quello di Villa Welsperg in Val Canali, che mercoledì 21 settembre (ore 12, in caso di maltempo si recupera ad ore 17.30, Auditorium Intercomunale, Primiero) ospita Ci vuole orecchio, l’omaggio di Stefano Belisari, in arte Elio al grande Enzo Jannacci. Due milanesi doc, all’ombra delle Pale di San Martino, in questo spettacolo canzone, giocoso e profondo al tempo stesso, che incarna la natura di Jannacci. Ruvido come carta vetrata nelle sue feroci fotografie di una Milano delle periferie anni ’60 e ’70. “Roba minima” diceva Jannacci “barboni, tossici, prostitute coi calzett de seda, ma anche cani coi capelli e telegrafisti dal cuore urgente”. Un teatro dell’assurdo, come spesso sa essere la realtà, “dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale”. Artista poliedrico, Jannacci, capace di mescolare stili e temi apparentemente inconciliabili, rivive grazie all’estro della sensibilità artistica di Elio che, smessi i panni di Elio e le Storie Tese, si accompagna a cinque musicisti, “stravaganti compagni di viaggio, insolita e bizzarra carovana sonora”. Diretto alla regia da Giorgio Gallione, Elio padroneggia musica e testi firmati da Michele Serra, Umberto Eco, Carlo Emilio Gadda, Dario Fo ma anche Beppe Viola, Franco Loi e Cesare Zavattini.

Il profumo dei prati, i boschi che iniziano a prendere le sfumature di ambra e ruggine, il suono dell’acqua di una vicina cascata, sembrano l’istantanea di un luogo incantato uscito da una leggenda ladina. La località Jonta in Val San Nicolò è tutto questo e riflette bene la natura artistica di Max Gazzè, ospite dell’appuntamento conclusivo del festival venerdì 23 settembre (ore 12, in caso di maltempo si recupera ad ore 17.30 al Teatro Navalge a Moena). Istrionico e portatore sano di un DNA musicale siculo forgiato da millenari incontri di culture, la sua musica è caratterizzata da ritmi mediterranei che si mescolano con l’Occidente, e dove Nord e Sud si fondono in una firma musicale riconoscibile e unica. Eclettico artista, che affianca ai palchi come Sanremo progetti borderline e di rottura, Gazzè miscela una discografia prolifica con brani di successo come L’amore non esisteTi sembra normale e tante altre. L’artista canta uno spaccato di vita di quella generazione che con fatica si è tolta il marchio di nuovo cantautorato emergente, arrivando a ritagliarsi un proprio posto di diritto nella storia della musica italiana. Una carriera costellata di produzioni discografiche, festival, collaborazioni ma anche partecipazioni cinematografiche. Con la curiosità che lo contraddistingue ha saputo negli anni rinnovarsi cambiando più volte abito ma mai sostanza.